Dettagli Diversi

mercoledì 16 giugno 2010

A Kira (come promesso)

Mi rendo conto che è sempre più difficile riuscire a condividere i particolari che attirano le mia attenzione. Il timore è forte ormai che la necessità di dare un significato al segno, anche dove questo non c’è, o ancor peggio la libera, incontrollate e spontanea associazione di pensiero, che nasce da eventi apparentemente privi di significato, altro non è che latente follia. Attribuire significato alle cose è nella natura dell’uomo e il significato comune è peculiare necessità. Non è questo il caso del significato recondito, del dettaglio, del particolare che fa la differenza. Chi ha la fortuna o sfortuna di guardare oltre l’evidenza, di notare e prender nota del dettaglio, ha certo tanti argomenti da proporre ma forse pochi interlocutori. È una visione del mondo che porta ad essere diversi e certo non migliori. Anzi, tristemente rassegnati, e perennemente malinconici incompresi (depressi, per l’accezione comune). Additato allora come animo sensibile, l’unico riscatto e riuscire a trovare il modo, scritto, parlato, cantato per codificare il proprio pensiero al linguaggio comunemente accettato. La poiesi del pensiero, come detto, è immediata, spontanea, naturale … ma se per spiegare il gusto e l’olfatto ricorriamo a sensazioni olfattive o sapori comunemente accettati, come spiegare che un oggetto, oltre a poterlo vedere e toccare, lo si può anche sentire dentro? È chiaro che non basta un animo sensibile, bisogna anche saper parlare al cuore della gente semplice. Non è questo forse un poeta?
Quale poeta mancato i pensieri si affollano e si confondono con la pesante incapacità di tradurre l’unicità dei propri punti di vista in linguaggi comprensibili. Il processo, apparentemente semplice, è spiegabile in tre momenti: notare il particolare, attribuirne un significato, tradurlo in verità comunemente accettate. Il primo momento è un dono o una condanna, il secondo è caratterizzato dalla memoria ovvero il riuscire a ricordare altri particolari visti o vissuti mentre il terzo è il momento in cui si ricorre alle capacità o competenze. Già, perché non bisogna essere solo bravi a raccontare agli altri ma bisogna anche farlo nel linguaggio delle verità comuni. Accettata dunque la propria maniacale follia dei segni e dei significati, il passo successivo e scrollarsi di dosso l’autoreferenzialità, in quanto a parlar di stessi son bravi tutti mentre a parlar di tutti son capaci in pochi. Il vero altruismo è dunque cogliere un dettaglio e farlo notare a tutti, agire che si contrappone all’onanismo del lavoro autobiografico.
Se questa capacità o competenza è poi data da mero esercizio, impegno, dote o grazia ricevuta... al momento non mi è dato sapere. Sono invece certo che la pigrizia e la scusa di non avere tempo sono i peggior nemici da combattere. Inoltre, la motivazione necessaria non è nell’apprezzamento di chi si complimenta ma piuttosto nel pensiero di chi condivide:

le cosa che hai scritto mi hanno aiutato in un momento particolare… non dovresti smettere


Allora è facile strappare la promessa di “tornare qui e scrivere, per l’appunto” (cit.)

emme

Read more...

About This Blog

Lorem Ipsum

  © Free Blogger Templates Columnus by Ourblogtemplates.com 2008

Back to TOP