SMS

domenica 21 settembre 2008

Con poco carattere,
un pensiero per te:
mi manchi (diario di viaggio).
Poca l'attesa
e trema già la mano:
torna presto.

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Congedo del viaggiatore cerimonioso - Giorgio Caproni

mercoledì 17 settembre 2008

Amici, credo che sia
meglio per me cominciare
a tirar giù la valigia.
Anche se non so bene l’ora
d’arrivo, e neppure
conosca quali stazioni
precedano la mia,
sicuri segni mi dicono,
da quanto m’è giunto all’orecchio
di questi luoghi, ch’io
vi dovrò presto lasciare.
Vogliatemi perdonare
quel po’ di disturbo che reco.
Con voi sono stato lieto
dalla partenza, e molto
vi sono grato, credetemi,
per l’ottima compagnia.

Ancora vorrei conversare
a lungo con voi. Ma sia.
Il luogo del trasferimento
lo ignoro. Sento
però che vi dovrò ricordare
spesso, nella nuova sede,
mentre il mio occhio già vede
dal finestrino, oltre il fumo
umido del nebbione
che ci avvolge, rosso
il disco della mia stazione.
Chiedo congedo a voi
senza potervi nascondere,
lieve, una costernazione.
Era così bello parlare
insieme, seduti di fronte:
così bello confondere
i volti (fumare,
scambiandoci le sigarette),
e tutto quel raccontare
di noi (quell’inventare
facile, nel dire agli altri),
fino a poter confessare
quanto, anche messi alle strette,
mai avremmo osato un istante
(per sbaglio) confidare.

(Scusate. E’ una valigia pesante
anche se non contiene gran che:
tanto ch’io mi domando perché
l’ho recata, e quale
aiuto mi potrà dare
poi, quando l’avrò con me.
Ma pur la debbo portare,
non fosse che per seguire l’uso.
Lasciatemi, vi prego, passare. Ecco.
Ora ch’essa è
nel corridoio, mi sento
più sciolto. Vogliate scusare).

Dicevo, ch’era bello stare
insieme. Chiacchierare.
Abbiamo avuto qualche
diverbio, è naturale.
Ci siamo – ed è normale
anche questo- odiati
su più d’un punto, e frenati
soltanto per cortesia.
Ma, cos’importa. Sia
come sia, torno
a dirvi, e di cuore, grazie
per l’ottima compagnia.
Congedo a lei, dottore,
e alla sua faconda dottrina.
Congedo a te ragazzina
smilza, e al tuo lieve afrore
di ricreatorio e di prato
sul volto, la cui tinta
mite è sì lieve spinta.
Congedo, o militare
(o marinaio! In terra
come in cielo ed in mare)
alla pace e alla guerra.
Ed anche a lei, sacerdote,
congedo, che m’ha chiesto s’io
(scherzava!) ho avuto in dote
di credere al vero Dio.

Congedo alla sapienza
e congedo all’amore.
Congedo anche alla religione.
Ormai sono a destinazione.

Ora che più forte sento
stridere il freno, vi lascio
davvero, amici. Addio.
Di questo, son certo: io
son giunto alla disperazione
calma, senza sgomento.

Scendo. Buon proseguimento.

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Ipertesto

giovedì 14 febbraio 2008

sullo sfondo l’immagine di te
irraggiungibile
senza campo e senza scampo
come all’ultima spiaggia,
impigliato tra le maglie della rete

la foto con gli occhi miei rossi
la mando in allegato,
e ho messo in streaming
i miei sentimenti per te,
che non sei connessa,
o quantomeno invisibile

con tanti messaggi inviati
resto in attesa di un gentile riscontro
mi troverai al solito posto
innocuo,
non riesco a toccarti
fammi uno squillo
quando posso baciarti

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Parentesi domestica

domenica 3 febbraio 2008

Finalmente un paio di minuti per fare il punto della situazione. Anno iniziato certamente all’insegna della pigrizia, primissimo proposito mancato. La quotidianità ha avuto il sopravvento relegando al domani il tempo da dedicare a se stessi. D'altronde non è neanche il caso di cercare di recuperare, sarebbe un ritrovarsi in continuo ritardo a rincorrere propositi mancati. Allora meglio guardare avanti.
Purtroppo pensieri che pensavo di aver ormai accantonato mi si ripropongono e sono ancora una volta in cerca di sistemazione. Questione di peculiare importanza in questo momento che ho scoperto una visione domestica del tirare avanti.
Ogni sera non è sera di vedere gente. Chi è abituato ai miei umori ballerini purtroppo è lontano e gli altri non capirebbero… allora meglio non far sapere, meglio non cercare di spiegare che non c’è niente di personale in una scortese risposta. Non si tratta infatti di comprensione ma mera accettazione incondizionata dei termini del contratto affettivo. Ho dovuto accantonare la pratica malsana dell’autocommiserazione ostentando ottimismo e dispensando consigli. Il risultato è l’attribuzione del ruolo del confidente, parte che sicuro non mi si addice. Inizialmente recitata con grande maestria ma adesso, avendo reso il ruolo troppo credibile, inizio ad annoiarmi e si presenta sempre più forte la sensazione dell’essere fuori luogo.
Da qui questo bisogno di una parentesi domestica. Giusta o unica alternativa per essere se stessi. Per non parlare poi della rassicurante sensazione di sicurezza al riparo da un mondo ostile che mi costringe a spettatore degli eventi.
Voglia di casa, di concretezza … al riparo da facili turbamenti emozionali e soprattutto fisici. Raggiunti certi livelli esasperati di bramosia inevitabilmente si raggiunge la pace di sensi. Fragile nirvana tra rassegnazione e autoconvincimento di non aver bisogno di altro che di se stessi. Allora meglio starsene lontani da certe situazioni all’insegna dell’occhio non vede, cuore non duole. Ritiro spirituale a riflettere su atavici quesiti di filosofica importanza.

- aò
- eh?
- Guarda là…
- Ce lo so…
- Aò
- Che vuoi?
- Ma quanta fica c’è?
- …!

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